
Coronavirus, confinamento, famiglia, scuola, amici e futuro sono i temi toccati in questi giorni con maggior frequenza rispetto a qualche settimana fa soprattutto dai più piccoli. A distanza di un anno ci troviamo a dover fare nuovamente i conti con la chiusura delle scuole, la didattica a distanza, ma soprattutto con il mondo delle emozioni che prendono il sopravvento.
Argomentare in modo naturale e senza forzature, ascoltare i racconti di come vedono la realtà attraverso i loro occhi i bambini, accogliere le loro preoccupazioni, la loro rabbia, la paura e le loro speranze non è assolutamente un compito facile ma è fondamentale per il loro sviluppo emotivo e psicologico. Ed è importante anche per noi, abbiamo molto da imparare dai nostri bambini, soprattutto la loro RESILIENZA.
Il prolungarsi della privazione di occasioni di socialità in presenza e lo stravolgimento delle abitudini possono portare alla manifestazione delle più disparate reazioni: irascibilità, mal di testa, noia, mangiare troppo o troppo poco, fatica nell’addormentarsi o dormire troppo.
È necessario mantenere alto il livello di attenzione verso questi segnali. Inoltre, il mantenimento della distanza fisica e le altre accortezze sanitarie, come l’uso della mascherina, non aiutano l’adulto a riconoscere tutte le emozioni e non aiutano i più giovani a comunicarle.
Genitori, insegnanti, tutor e tutte le figure di riferimento di bambini e ragazzi devono trovare delle strade per riconoscere e decodificare la manifestazione di questi stati emotivi; devono saper leggere i messaggi verbali e non verbali per capire le emozioni di paura, tristezza, senso di colpa, rabbia, confusione e ansia per poter essere di reale supporto e affrontare la vita di tutti i giorni con maggiore serenità e controllo.
Non bisogna avere paura di parlare del Coronavirus: evitare o cambiare argomento non ha in realtà nessun effetto rassicurante, ogni domanda deve essere la benvenuta perché, in questo modo, possiamo avere delle informazioni utili per capire cosa i bambini sanno o che idea si sono fatti.
Incoraggiamoli a parlare così da poter dar loro il giusto aiuto e rispondiamo alle loro domande in modo sincero. E’ sicuramente meglio ricevere le informazioni dai propri genitori che da fonti terze, magari inesatte o difficili da capire. I bambini possono avere difficoltà a distinguere tra la realtà che vivono e le immagini che vedono sullo schermo.
Ogni bambino ha il suo modo di esprimere i suoi dubbi e le sue emozioni per cui impegnarsi in un’attività creativa, come giocare e disegnare, può facilitare questo processo. I bambini si sentono sollevati se possono esprimere e comunicare i loro vissuti inquietanti e di angoscia in un ambiente sicuro e di supporto. Durante i periodi di stress e crisi, infatti, è comune per i bambini cercare una maggiore vicinanza fisica ed essere più esigenti con i genitori: non allarmatevi, quindi, se i bambini mettono in atto comportamenti più infantili rispetto alla loro età come, per esempio, chiedere di dormire nel lettone o aumentare il numero degli abbracci durante la giornata.
Se i bambini fanno domande a cui non sappiamo rispondere non dobbiamo inventarne o sorvolare la domanda: esistono tanti siti web che ci possono aiutare. Per esempio i siti del Ministero della Salute, dell’UNICEF o dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno creato delle apposite pagine sull’argomento. Nel momento in cui discutete sul virus con i vostri bambini assicuratevi di farlo in un luogo della casa che sia confortevole come, per esempio, il divano del salotto o la loro stanzetta.