La scuola come “famiglia che accoglie”
In una famiglia si viene a consolidare un patto tacito tra i componenti basato sull’affetto reciproco, sulla protezione vicendevole, oltre ad altri diritti e doveri sanciti dalla legge.
La famiglia è un progetto di vita insieme tra persone che si vogliono bene e che si sentono impegnate reciprocamente perché l’affetto, la solidarietà e la condivisione vengano costantemente alimentati e siano il volano di crescita dei bambini.
I risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psico-sociale dei membri dei gruppi familiari, come dei membri di qualsiasi gruppo sociale, non sia tanto legato alla struttura del gruppo, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che vengono messe in atto al suo interno.
I bambini hanno bisogno di vivere in un ambiente che li protegga, costruito per favorire una crescita all’insegna dell’ autonomia e della preparazione ad affrontare il mondo esterno con competenze emotive e sociali apprese e vissute nell’ ambito familiare quanto nell’ambiente scolastico.
La comunicazione sensoriale
Nel periodo 0-3 anni della vita di un bimbo è in atto un dialogo tra adulti e bambini basato su una comunicazione sensoriale. Difatti, il triangolo fronte-occhio-naso della madre diventa oggetto di conoscenza e di sviluppo per il bambino e, al contempo, le braccia che lo stringono favoriscono la percezione del proprio corpo e i suoi confini. A ciò si aggiunge il dialogo, l’adulto parla al bambino, il suono della voce si unisce agli altri stimoli sensoriali e, attraverso questi, vengono trasmessi i primi rudimenti del linguaggio e, con essi, i primordiali concetti di tempo, spazio e consistenza corporea.
Vengono trasmessi innumerevoli concetti affettivo-cognitivi, riguardanti il corpo, la dimensione temporo-spaziale e le grandezze, che vengono incamerati dal bambino , non nel loro significato cognitivo, ma come bagaglio di informazioni che saranno poi utilizzate adeguatamente nel corso della sua evoluzione; in sintesi, i genitori, come gli insegnanti, nel parlare con il bambino, donano a questi quegli strumenti che serviranno per la conoscenza e la decodifica del mondo esterno.
Ancor prima che diventino nella scuola materna pre-requisiti cognitivi, già nei primi tre anni, c’è la percezione della dimensione temporale, spaziale e corporea che racchiude una valenza affettivo-cognitiva, interiorizzata dal bambino attraverso il contatto corporeo dell’ essere preso in braccio, il gioco ( “ mettiamo i giocattoli al loro posto ” ), l’ igiene della persona ( “adesso ci laviamo, prima le mani e poi la faccia ” ), il vestirsi (sempre secondo la logica del “ prima-dopo ” ); da qui il valore determinante della dimensione affettiva che veicola e facilita ” il funzionamento di ogni processo cognitivo e del linguaggio ”